Itinerari Unesco, un viaggio tra i capolavori della Germania  By  cover art

Itinerari Unesco, un viaggio tra i capolavori della Germania

By: Ente Germanico per il Turismo
  • Summary

  • La Germania è il terzo Paese al mondo per numero di siti UNESCO. Questa storia avvincente è iniziata nel 1978 con l’iscrizione del Duomo di Aquisgrana con la Cappella Palatina nella Lista del Patrimonio Mondiale e oggi viene narrata in tutta la sua eccezionale bellezza attraverso 49 siti culturali, 3 siti naturali e altrettanto numerosi beni immateriali: 52 meraviglie da scoprire con 8 tour speciali, consultabili sul sito dell'Ente del Turismo tedesco, che conducono a città straordinarie e ai paesaggi naturali più preziosi del Paese. In questo canale podcast, realizzato dall’Ente Turistico Tedesco, le città della Germania raccontano se stesse, le loro evoluzioni, la loro storia e le sfumature che le rendono così affascinanti. I testi sono di Alessio Guzzo, le voci di Anna Cianca e Daniele Gaggianesi, la cura editoriale è di Cristiana Rumori. - Scarica l'app Loquis per iOS e Android.
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Episodes
  • Ruhr - Gelsenkirchen & Oberhausen, piogge e orizzonti baltici
    Jun 25 2024
    Cominciò così, un po’ per scherzo, un po’ per frustrazione, in un 1904 in bianco e nero, calciando una palla tra le mie vie, quelle di Gelsenkirchen spesso vuote, fredde e piovose. Un manifesto sulle porte dello stadio annunciava la prossima partita. Uno di loro, un po’ per frustrazione, ma senza nemmeno scherzare troppo, tirò fuori una penna, cancellò il nome di una delle squadre e scrisse quella della sua e dei suoi compagni: Westfalia Shalke. Poi, ovviamente, se ne andò scappando appena lo videro, in fondo erano dei ragazzi. Un gruppetto, questo, che amava il calcio, tanto, tantissimo, ma i documenti non raggiungevano la maggiore età, e quindi nessuno li accettava. E fu da lì che cominciò, un po’ per orgoglio, un po’ perché c’era troppa energia nell’aria, l’avventura dello Shalke 04, la squadra di Gelsenkirchen, ospitata prima nella Glückauf-Kampfbahn, “l’Arena della Felicità”, il primo stadio, per poi spostarsi, nel 1973, al Parkstadion e, infine, nell’attuale Veltins Arena, giusto a inizio millennio. Nello stesso periodo in cui si calciava quella palla, tra le pareti bagnate delle vie, tutti quelli che non seguivano il calcio in città, non molti, ma sapete, comunque c’erano, si trovavano a condividere quella sensazione galvanizzante: loro, però, erano invece eccitati di vedere le terre distanti e i ponti del Mare del Nord, che grazie al nuovo canale tra il Reno e la Herna erano semplicemente a un biglietto di distanza. Confini ridefiniti, mappe che si rimpiccioliscono. Palpiti e tremolii. E l’industria, signori e signore, l’industria: da quando avevano aperto la ferrovia da Colonia a Minden, nel 1847, tutto era cambiato, si era persino scoperta la pietra nera che brucia, proprio qui sotto, nel mio terreno, a Gelsenkirchen! Sapevo anche di un’altra città, non molto distante, che era proprio scoppiata con questa storia di estrarre materiali dalla terra. Si chiamava, vediamo, se non sbaglio, ah sì, Oberhausen. Lì c’era un’azienda grossa, molto grossa, che da sola ha fatto crescere tutta la zona. Quest’azienda qui, la GHH, ha poi creato talmente tanti edifici e uffici e magazzini, che per forza alcuni poi sarebbero rimasti vuoti. E Oberhausen cos’ha fatto quindi? Li ha riusati come spazi espositivi ed eventi, e sì, anche feste. Soprattutto il gasometro, il piú grande dEuropa, abbattuto nella guerra e ricostruito poi, e anche lì oggi si fanno molte esposizioni, sembra quasi un teatro, con quelle sue gradinate che tengono fino a 500 persone. Pazzesco. Qualcosa di simile l’ho fatto anch’io, non per vantarmi: il Parco Nordstern era infatti un’importantissima miniera, poi quel periodo finì, e ora si è trasformato in un importantissimo parco paesaggistico. Lo si può vedere in tutto il suo splendore dall’alto, e più precisamente dalla Torre Nordstern, vicino all’Ercole di Gelsenkirchen, una barba blu e un fisico non propriamente eroico, ma comunque simbolo è e rimane. E mi chiedo, mi chiedo io, Gelsenkirchen, se, fosse ancora vivo, cosa direbbe Rutger von der Horst di quell’Ercole, dal suo castello lì vicino, lui che incarnava, a movimenti e parole, il nuovo aristocratico, politico certo, ma anche umanistico, sensibile, durante quel Rinascimento tedesco così particolare e vivace. Era maresciallo, sapete, di Colonia, sì sì, la moglie Anna ne parlava in giro molto bene, era così orgogliosa. Me lo chiedo, ma sono domande un po’ ballerine, lo so, perché qui da me, Gelsenkirchen, nessuno è abituato a guardarsi indietro, si pensa solo a migliorarsi. Capita la stessa cosa quando vedo le biglietterie del primo stadio dello Schalke, invecchiate dal tempo e le intemperie, e mi rifugio per qualche minuto nei ricordi di quei cuori che battevano così bene, così all’unisono, mentre tiravano una palla bagnata in giro per la città, già immaginando i colori delle future magliette. La Ruhr si trova all'interno dell'ITINERARIO CULTURALE INDUSTRIALE presente sul sito ufficiale dell'ente turistico tedesco. Consultalo per idee di viaggio alla scoperta dei siti UNESCO della Germania.
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  • Ruhr - Bochum & Bottrop, tra melodie e piramidi
    Jun 25 2024
    I canti nascono tra radici e terra, miceli e pietre, percorrono le lunghe gallerie scavate negli anni alla ricerca della pietra nera, risalgono, vibra il corpo, le casse toraciche si alzano in sincronia, la voce arriva dallo stomaco e, tutte insieme, intonano melodie per la comunità, la patria, e per me, Bochum, la loro città. L’ultima settimana di aprile, qui, si festeggia. Non è una sagra di paese, dove si va per noia a guardarsi intorno, no, qui la Maiabendfest è un’istituzione che dura ormai da 600 anni: parate popolane dove il blu e il bianco coprono il tutto come un grande telo, tra cavalieri, birra e ricostruzioni storiche. C’è una linea, in queste tradizioni, che si trova indietro, molto indietro nel tempo, in un luogo imprecisato, e superata quella linea la realtà perde valore, i fatti sfumano, e ciò che rimane sono racconti, narrazioni. Quelle della festa di maggio risalgono a un furto di bestiame, la città di Harpen che chiede aiuto e i miei abitanti che rispondono. Ladri cacciati e il conte Engelbert III, che promette una quercia dal proprio bosco, ogni anno, per festeggiare quel giorno eroico. Per 600 anni si sono tagliate querce, anche quando la memoria di quel giorno andò persa, anche quando la tecnologia arrivò, deliziosa e tellurica, quando s’iniziò a scavare perché si diceva che qui da me, Bochum, la pietra nera c’era, e se c’era bisognava tirarla fuori. Tutta la zona della Ruhr lo sta facendo, dicevano. Si scavò, si estrasse, i canti riempivano i tunnel e la mia identità cominciò a specchiarsi su costruzioni d’acciaio e unghie sporche di carbone. Tanto carbone che, negli anni, qualcuno cominciò a collezionarlo: volevano ricostruire la storia del mondo attraverso i minerali, dicevano, e pian piano arrivarono a costruire un Museo Minerario, e da didattico il processo divenne nazionale, fino ad arrivare alle orecchie di tutto il mondo. Il suo edificio, tra l’altro fu costruito dai grandi Schupp e Holzapfel. Si costruì, tanto, ma tra i vari edifici, quello che mi impressionò di più fu la Jahrhunderthalle, un vero e proprio monumento d’architettura industriale, quasi sacra, con le otto capriate ad arco in acciaio, immense vetrate, bulloni in vista che si arrampicano sulle travi. Una vera e propria cattedrale, nata più di un secolo fa per l’Esposizione industriale e commerciale di Düsseldorf, trasformata, smontata e ricostruita qui da me, a Bochum, ampliata e utilizzata come centro produzione gas, oggi ospita festival, grandi eventi e sì, anche i canti passano da qui. Perché le melodie sono dappertutto, possono viaggiare per mare e sottoterra, a volte arrivano, rimbalzano in maniera strana, creano nuovi suoni e tornano indietro, arricchite. Lo so perché mi è successo, si è creata quella connessione tra me, Bochum, e la cittadina di Bottrop, poco distante; un giorno i canti arrivarono proprio là, in una discarica, e in mezzo videro una piramide sospesa, galleggiante. Si fermarono, aspettarono la notte e lo videro illuminarsi, il Tetraedro! che spettacolo. Allora vi si arrampicarono, videro inciso il nome del creatore, Wolfgang Christ, passarono sulle passerelle fino alle piattaforme più alte, e là c'era un panorama, wow, perché scendere, quando da qui si può vedere tutto, persino Duisburg? Poi alla fine scesero, i canti, perché non sanno stare fermi, tornarono da me, Bochum, e mi raccontarono tutto, della piramide, delle pietre e dei miceli; io sorrisi, e li lasciai andare, entusiasti, ad arricchire altre città, vedere altri minerali e, in sintonia, far vibrare altri corpi. La Ruhr si trova all'interno dell'ITINERARIO CULTURALE INDUSTRIALE presente sul sito ufficiale dell'ente turistico tedesco. Consultalo per idee di viaggio alla scoperta dei siti UNESCO della Germania.
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  • Ruhr - Duisburg, jazz e la Montagna Magica
    Jun 25 2024
    Sono vittima della Luna, della sua attrazione, le spinte e il magnetismo che rubano l’attenzione. Inseguo le acque, che durante la storia mi hanno dato e tolto, e con cui ora ballo in equilibrio, a passo lento, abbracciate. Sono Duisburg, incrocio di commerci e promesse, addii che rimbalzano, nascosti, tra le soffitta del palazzo reale, seppellito sotto il municipio. Nel mio porto sul Reno, navi scandinave e galee portoghesi si scambiavano le merci fin dal Medioevo, uno splendore testimoniato dalle mura della prima cinta e dagli sfarzi della Lega Anseatica, regina all’epoca di quelle onde baltiche. Poi il Reno cambiò il suo corso, trovò un nuovo letto e io mi ritrovai a inseguire, lanciata in una competizione con l’altro porto, quello di Ruhrort, mentre nelle mie terre i commercianti venivano sostituiti dai contadini. Un po’ mi brucia ammetterlo, sapete, l’orgoglio, però mi fece bene la competizione, mi aiutò a crescere e riprendermi dal tradimento di quelle acque. Arrivò in seguito l’era dei depositi, rocce nere nascoste che all’improvviso vennero ritrovate qui da me, a Duisburg, ma anche a Walsum e Hamborn, su a Nord. Si aprirono molte miniere, profonde e a cielo aperto, un secolo di polvere nera e guance imbrattate. Poi, la crisi del minerale e le zone industriali che invasero le vie, la crisi del lavoro e persone che, da tutta la Germania, occuparono le case, o meglio, i Bullenklöstern, complessi residenziali, colonie, alloggi di massa per operai. Di quel tempo, rimangono pochi ricordi e molte foto, documenti, testimonianze architettoniche come l’ex acciaieria Thyssen, salvata dai cittadini e trasformata, grazie al progetto Emscher, in una zona ricreativa, dove il ronzio delle macchine è stato sostituito da concerti jazz, festival teatrali e cinema all’aperto, mentre durante la notte si trasforma in una danza di luci e colori grazie all’opera dell’artista inglese Jonathan Park. Un destino simile ha benedetto anche l’ex acciaieria Meiderich, una volta famosa come la “Farmacia della Ruhr”, e trasformata poi in un parco paesaggistico, Duisburg Nord, tra arrampicate e acrobazie nel vecchio bunker minerario, tuffi a braccia aperte nei 13 metri dell’ex gasometro, ora riempito d’acqua, e prove d’equilibrio sulla fune alta della sala 2 di colata: dalla cima si ammira il parco, opera del paesaggista Peter Latz, che ha voluto donare un luogo su cui meditare e interpretare, ognuno alla sua maniera, il susseguirsi tra un passato industriale e un presente, o un futuro, fatto di spazi verdi e comunità. Un’opera mostruosamente affascinante, dove molti rivedono le sembianze di una Metropolis di Fritz Lang, altri ancora, nell’illuminazione della notte, hanno la sensazione di essere su un transatlantico futuristico. Ricordo a me stessa, Duisburg, quanto sono fortunata, mi guardo intorno, e se a Nord il fascino del cinema conquista e attrae, a sud l’arte si concretizza sotto forma della Tiger & Turtle, soprannominata la Montagna Magica: quest’opera, nascosta sotto le apparenze di una giostra da luna park, si rivela invece una piattaforma panoramica, percorribile a piedi, dove l'entusiasmo si rispecchia, la testa diventa leggera, le mani sudano e non si riesce a trattenere un sorriso. Chiamata così in onore dello storico locale Heinrich Hildebrand, l’opera del duo Mutter-Genth richiama volutamente le forme dell’industria, dando vita a un punto di riferimento per tutta l’area che circonda l’Angerpark. E dal centro io osservo, ascoltando l’infrangersi del fiume sul porto, dove troneggiano giganti di metallo e le imbarcazioni più piccole vengono accompagnate dal vento in un dolce dondolio, osservo il colore che dal tramonto in poi se ne va col sole, lasciando solo quei riflessi lunari, costanti, veraci, riflessi diventati simbolo inconfondibile di leggerezza e casa. La Ruhr si trova all'interno dell'ITINERARIO CULTURALE INDUSTRIALE presente sul sito ufficiale dell'ente turistico tedesco. Consultalo per idee di viaggio alla scoperta dei siti UNESCO della Germania.
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