Le elezioni americane aprono nuovi scenari di incertezza per il commercio internazionale e portano alla ribalta il tema dei dazi su prodotti di importazione, con possibili impatti significativi sull'export italiano. Il settore vinicolo e agroalimentare, ambasciatore del Made in Italy, rischia di essere coinvolto in nuove politiche protezionistiche che potrebbero penalizzare non solo i produttori italiani, ma anche le comunità italo-americane e l'intera rete di distribuzione negli Stati Uniti. «Le tariffe al commercio sono una cosa bellissima, la cosa più grande mai inventata». Lo ha ripetuto in campagna elettorale Donald Trump che vuole intervenire rapidamente, appena avrà messo piede alla Casa Bianca, sulle regole delle importazioni: contro la Cina e l'Europa, contro le imprese americane che delocalizzano in Asia o producono in Messico. I dazi condizioneranno certamente l'attività delle imprese che producono in Cina o comunque all'estero, e l'impatto sarà inevitabile anche per i consumatori. Le imprese temono i dazi e anche i ritardi nelle forniture, le difficoltà sulle catene globali. Ma anche le decisioni imprevedibili di Trump che oggi vuole punire la Cina, bacchettare l'Europa, ma domani potrebbe inasprire le relazioni con Paesi come l'India o il Vietnam. America First, l'America prima di tutto, sul commercio internazionale il presidente eletto è sempre stato coerente: ha messo, dal principio, i dazi al centro del suo piano per l'economia, promettendo di imporre «tariffe dal 10% al 20% su tutti i beni importati», arrivando «al 60% o anche di più» sui prodotti provenienti dalla Cina. Non va meglio sul fronte asiatico. Il 21 agosto, un giorno dopo la conferma dei dazi Ue sulle auto elettriche, Pechino ha annunciato un indagine sui sussidi ai prodotti lattiero-caseari importati dall'Unione. A metà giugno, era già stata annunciata un indagine antidumping sulle esportazioni di carne suina della Ue.
La notizia si inserisce nel contesto in cui nel mese di ottobre l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, torna a crescere dello 0.9% su base annua e dello 0.7% su base mensile. Il calo dell'indice dei prezzi registrato a settembre era stato il primo segno meno registrato dall'Istat nell'anno 2024. «I dazi compensativi introdotti dalla prima amministrazione Trump - spiega Federvini - hanno prodotto per il settore liqueurs&cordials (famiglia che racchiude liquori, amari, aperitivi e altre bevande spiritose) una perdita di fatturato del 40% in un anno pari a 6o milioni in meno. Il giro d'affari del comparto scese infatti da 150 milioni a 90».
Ne parliamo con Stefano Berni, Direttore Generale Grana Padano e Micaela Pallini, Presidente Federvini.