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Viaggio nei consumi

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    2008 Radio 24 Il Sole 24 ore
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  • Dopo la Cina è Trump a minacciare con i dazi l'agroalimentare made in Italy
    Nov 14 2024

    Le elezioni americane aprono nuovi scenari di incertezza per il commercio internazionale e portano alla ribalta il tema dei dazi su prodotti di importazione, con possibili impatti significativi sull'export italiano. Il settore vinicolo e agroalimentare, ambasciatore del Made in Italy, rischia di essere coinvolto in nuove politiche protezionistiche che potrebbero penalizzare non solo i produttori italiani, ma anche le comunità italo-americane e l'intera rete di distribuzione negli Stati Uniti. «Le tariffe al commercio sono una cosa bellissima, la cosa più grande mai inventata». Lo ha ripetuto in campagna elettorale Donald Trump che vuole intervenire rapidamente, appena avrà messo piede alla Casa Bianca, sulle regole delle importazioni: contro la Cina e l'Europa, contro le imprese americane che delocalizzano in Asia o producono in Messico. I dazi condizioneranno certamente l'attività delle imprese che producono in Cina o comunque all'estero, e l'impatto sarà inevitabile anche per i consumatori. Le imprese temono i dazi e anche i ritardi nelle forniture, le difficoltà sulle catene globali. Ma anche le decisioni imprevedibili di Trump che oggi vuole punire la Cina, bacchettare l'Europa, ma domani potrebbe inasprire le relazioni con Paesi come l'India o il Vietnam. America First, l'America prima di tutto, sul commercio internazionale il presidente eletto è sempre stato coerente: ha messo, dal principio, i dazi al centro del suo piano per l'economia, promettendo di imporre «tariffe dal 10% al 20% su tutti i beni importati», arrivando «al 60% o anche di più» sui prodotti provenienti dalla Cina. Non va meglio sul fronte asiatico. Il 21 agosto, un giorno dopo la conferma dei dazi Ue sulle auto elettriche, Pechino ha annunciato un indagine sui sussidi ai prodotti lattiero-caseari importati dall'Unione. A metà giugno, era già stata annunciata un indagine antidumping sulle esportazioni di carne suina della Ue.
    La notizia si inserisce nel contesto in cui nel mese di ottobre l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, torna a crescere dello 0.9% su base annua e dello 0.7% su base mensile. Il calo dell'indice dei prezzi registrato a settembre era stato il primo segno meno registrato dall'Istat nell'anno 2024. «I dazi compensativi introdotti dalla prima amministrazione Trump - spiega Federvini - hanno prodotto per il settore liqueurs&cordials (famiglia che racchiude liquori, amari, aperitivi e altre bevande spiritose) una perdita di fatturato del 40% in un anno pari a 6o milioni in meno. Il giro d'affari del comparto scese infatti da 150 milioni a 90».
    Ne parliamo con Stefano Berni, Direttore Generale Grana Padano e Micaela Pallini, Presidente Federvini.

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  • ​Viaggio nei consumi: La moda italiana è in difficoltà e chiede aiuto
    Nov 13 2024

    Un pezzo della Moda italiana soffre e chiede aiuto al Governo. È il messaggio lanciato nella giornata di ieri 12 novembre dal presidente della Camera nazionale della Moda italiana, Carlo Capasa, che boccia la proposta del Governo per sanare la "annosa" questione del credito di imposta per gli investimenti. Mentre a Firenze circa 2.000 lavoratori sfilano per chiedere misure di sostegno davanti a quella che, per la Cgil, non è una crisi congiunturale, ma strutturale. Anche secondo le associazioni di Confindustria il settore sarebbe "a rischio collasso". I lavoratori e le lavoratrici del settore moda, della minuteria metallica e della filiera, nel corteo organizzato da Cgil, Cisl e Uil, hanno sollecitato la qualificazione delle filiere e la tutela dell'occupazione nell'attuale situazione di crisi. Ne parliamo con Marco Palmieri, amministratore delegato di Piquadro.

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  • Viaggio nei consumi: Come va la Gdo?
    Oct 2 2024

    Il contributo complessivo di Lidl Italia al Pil del Paese nel 2022 è stato pari a 7,2 miliardi, lo 0,4% del prodotto interno lordo, se si considera il complesso delle filiere attivate. Per capirne il peso occorre pensare che è il 22% in più del valore aggiunto del comparto siderurgico e 3,2 volte quello dei trasporti marittimi. (dati: The European House-Ambrosetti). Nel 2010 il discount in Italia valeva il 12,6% del mercato totale. Oggi vale circa il 23% e Lidl, all'interno di questa quota, pesa il 30%. La società ha investito sull'Italia 3,5 miliardi negli ultimi 10 anni e 2,1 miliardi negli ultimi cinque. Circa 1'80% dei prodotti private label è italiano, fattore che ha permesso di abbattere i costi durante i momenti più alti dell'inflazione. Per quanto riguarda i consumi di questi ultimi mesi per il presidente Lidl Italia Massimiliano Silvestri: "Negli ultimi 18 mesi abbiamo deciso di ridurre la nostra marginalità frenando i rincari ma convinti che avremmo compensato con l'aumento dei consumi. I numerici hanno dato ragione e nel 2023 abbiamo fatto segnare un +7% di fatturato, pari a 40 milioni di euro, frutto di un +5% sul valore e un +2% a volume" commenta. Ne parliamo proprio con il presidente Lidl Italia Massimiliano Silvestri.

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