Notizie e Opinioni Internazionali

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  • L’avvertimento di Putin: “Ora il conflitto è globale, siamo pronti a colpire”,
    Nov 23 2024
    L’avvertimento di Putin: “Ora il conflitto è globale, siamo pronti a colpire”,Si sta aggravando pericolosamente la profonda tensione che contrappone Russia e Occidente nel conflitto in Ucraina, al punto tale che il presidente russo Vladimir Putin ha detto di essere pronto a colpire i Paesi che hanno fornito e permesso all’Ucraina l’utilizzo di missili a lungo raggio in territorio russo, a partire da Gran Bretagna e Stati Uniti. Secondo il capo del Cremlino, tale autorizzazione ha fatto assumere al conflitto un carattere globale, in quanto i Paesi occidentali sono considerati direttamente coinvolti nelle operazioni sul campo. Da quando il presidente americano Joe Biden ha approvato l’utilizzo di missili a lunga gittata da parte di Kiev per colpire Mosca domenica scorsa – seguito a ruota da Gran Bretagna e Francia – le forze ucraine hanno attaccato la Russia con sei ATACMS di fabbricazione statunitense il 19 novembre e con missili Storm Shadow britannici e HIMARS di fabbricazione statunitense il 21 novembre: «Da quel momento, come abbiamo sottolineato più volte, il conflitto in Ucraina, provocato dall’Occidente, ha acquisito elementi di natura globale», ha affermato il presidente russo in un discorso televisivo alla nazione trasmesso ieri sera. Lo stesso ha anche avvertito che la Russia si riserva il diritto di colpire le nazioni coinvolte: «Ci consideriamo autorizzati a usare le nostre armi contro le strutture militari di quei Paesi che permettono che le loro armi vengano usate contro le nostre strutture», ha affermato, aggiungendo che «Se qualcuno ne dubita, allora si sbaglia: ci sarà sempre una risposta».Il monito verbale è stato preceduto da quello sul campo: le forze armate moscovite, infatti, hanno testato ieri un nuovo missile ipersonico non nucleare a medio raggio (IRBM) noto come “Oreshnik” (il nocciolo). Il missile è stato lanciato contro un’azienda missilistica e di difesa nella città ucraina di Dnipro, dove ha sede la società di missili e razzi spaziali Pivdenmash, nota in russo come Yuzhmash. Inizialmente, l’aeronautica militare ucraina aveva riferito che l’attacco era stato effettuato con un missile balistico intercontinentale (ICBM), ma funzionari occidentali hanno smentito tale informazione, confermando che si tratta di un IRBM, come riferisce anche il Kyiv Independent. Putin ha affermato che il lancio ha avuto successo e che potrebbero seguirne altri, previo avvertimento della popolazione civile e senza timore che i nemici vengano a conoscenza in anticipo dell’attacco, in quanto non ci sono contromisure contro quel tipo d’arma: «Lo faremo per motivi umanitari, apertamente, pubblicamente, senza alcuna preoccupazione circa eventuali contromisure da parte del nemico, che riceverà anche queste informazioni. Perché senza alcuna preoccupazione? Perché al momento non ci sono contromisure per quest’arma», ha affermato. Il capo del Cremlino ha spiegato che Mosca sta sviluppando missili a corto e medio raggio in risposta alla prevista produzione e al successivo dispiegamento da parte degli Stati Uniti di analoghe armi a medio e corto raggio in Europa e nell’Estremo Oriente, come conseguenza del ritiro formale e unilaterale da parte di Washington nel 2019 dal Trattato sulle forze nucleari a medio raggio (INF). «Credo che gli Stati Uniti abbiano commesso un errore distruggendo unilateralmente il trattato sull’eliminazione dei missili a medio e corto raggio nel 2019 con un pretesto inverosimile».Per quanto riguarda la situazione sul campo, il presidente della nazione eurasiatica ha spiegato che le forze russe avanzano con successo lungo l’intera linea del fronte e che «tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati vengono raggiunti». Ha altresì detto che l’uso dei missili occidentali a lungo raggio «non è in grado di cambiare il corso delle azioni militari nella zona dell’operazione militare speciale», così come anticipato anche da alcune testate occidentali, tra cui il New York Times. Secondo quanto riferito dal capo russo, l’attacco missilistico ucraino con ATACMS non è riuscito a infliggere danni gravi, mentre l’attacco con gli Storm Shadow nella regione di Kursk del 21 novembre, diretto a un punto di comando, ha causato morti e feriti.Gli ultimi mesi della presidenza Biden hanno spinto il conflitto a un livello di scontro mai raggiunto prima: dopo i missili a lungo raggio, infatti, proprio ieri Biden ha deciso di concedere all’Ucraina anche l’impiego di mine antiuomo, nonostante il loro uso, sviluppo e trasferimento sia vietato dalla convenzione di Ottawa del 1997 per i danni devastanti che possono infliggere sui civili e il territorio. L’intenzione sembra, dunque, essere quella di creare il maggior danno possibile prima dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca che – stando alle dichiarazioni del presidente eletto – dovrebbe portare a un rapido cessate il fuoco, segnando quindi il tramonto delle ...
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    5 mins
  • Mandato della CPI contro Netanyahu: quali sono le possibili conseguenze?
    Nov 21 2024
    Mandato della CPI contro Netanyahu: quali sono le possibili conseguenze?Sono passate poche ore da quando la Camera Preliminare della Corte Penale Internazionale ha deciso di emettere mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, ma sono già arrivate le prime reazioni. Da Israele, partendo dal governo e passando per l’opposizione, piovono le accuse di antisemitismo contro la CPI e contro il procuratore Karim Khan. A Bruxelles, l’Alto Commissario per gli Affari Esteri uscente, Josep Borrell, ha ricordato ai Paesi membri dell’UE che gli ordini della CPI sono vincolanti, e che in ogni Paese firmatario vige l’obbligo di arrestare gli accusati nel caso in cui si trovassero su suolo nazionale. Negli USA, invece, uno dei primi a esprimersi è stato il futuro consigliere per la Sicurezza Interna, Mike Waltz, che ha mostrato pieno sostegno a Netanyahu, così come la stessa Casa Bianca. Una domanda, tuttavia, sorge spontanea: quali sono, fuori dalle dichiarazioni, le possibili conseguenze di tale decisione? Dalle questioni giuridiche a quelle di natura politica, i potenziali scenari sono molteplici e gli effetti dei mandati meno scontati di quanto appaiano.Mandati di arresto della CPI: accuse e reazioni.I mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant sono stati richiesti dal procuratore della CPI, Karim Khan, lo scorso 20 maggio. Nei loro confronti sono state formulate accuse di crimini di guerra e contro l’umanità, commessi «sul territorio dello Stato di Palestina (nella Striscia di Gaza) almeno dall’8 ottobre 2023». Tra questi vi sono l’affamare la popolazione come strategia di guerra, il «causare intenzionalmente grandi sofferenze, o gravi lesioni al corpo o alla salute», l’«uccisione intenzionale» e gli «attacchi intenzionalmente diretti contro la popolazione civile», lo sterminio, la persecuzione e altri «atti inumani». Tutte le accuse lanciate da Khan sono state accolte, ed è stato analogamente riconosciuto l’intento “punitivo” verso i civili che secondo il procuratore si cela dietro i vari crimini di Israele.Le prime reazioni ai mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant sono arrivate poco dopo l’annuncio della CPI. Il primo a esporsi è stato il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, che ha condannato fermamente la decisione della Corte. Qualche ora dopo è arrivata la risposta di Netanyahu, che si è scagliato contro il procuratore Karim Khan: «La decisione di emettere un mandato di arresto contro il Primo Ministro è stata presa da un procuratore capo corrotto che sta cercando di salvarsi dalle accuse di molestie sessuali e da giudici prevenuti, motivati ​​dall’odio antisemita verso Israele». Una delle prime reazioni internazionali, invece, è arrivata dal Ministero degli esteri olandese, che ha comunicato che se Netanyahu o Gallant dovessero trovarsi su suolo nederlandese, verranno arrestati. In Italia il primo a esprimersi è stato Antonio Tajani, che ha parlato con quella particolare opacità mascherata da moderatezza che contraddistingue il linguaggio della politica: «Noi sosteniamo la CPI ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda». La Casa Bianca, infine, ha espresso piena condanna verso la decisione della CPI.Conseguenze giudiziarie.Le conseguenze più dirette del mandato di arresto sono certamente quelle di natura giuridica. Malgrado le dichiarazioni di Tajani, dopo l’emanazione di un mandato d’arresto da parte della CPI c’è poco da «valutare» o «interpretare»: si deve semplicemente rispondere ai propri doveri. Le decisioni della Corte Penale, infatti, sono vincolanti e i Paesi firmatari hanno l’obbligo di rispettarli. I mandati di cattura, di preciso, stabiliscono che i Paesi arrestino le persone coinvolte nel caso in cui esse mettano piede nel loro territorio, per poi consegnarle al Tribunale. Gli stessi Stati Uniti hanno ricordato spesso questi doveri ai firmatari, specialmente nel caso dei mandati contro Putin. L’ultima volta risale giusto allo scorso settembre, quando Putin è volato in Mongolia nel suo primo viaggio in un Paese firmatario dello Statuto di Roma da quando è sotto ordine di cattura internazionale. Come prevedibile, la Mongolia non lo ha arrestato.La CPI, dopo tutto, si fonda sul principio di cooperazione degli Stati e non è dotata di alcun organo esecutivo che renda efficaci le proprie decisioni. Tra i firmatari, tra l’altro, vi è un’importante lista di grandi assenti, tra cui si annoverano Stati Uniti, Russia, Cina, e la stessa Israele. Va comunque fatto un distinguo: uno dei principi fondativi dell’Italia e di quasi tutti i Paesi europei è quello della separazione dei poteri. Nel caso in cui Netanyahu dovesse atterrare in Italia, a prendersi carico dell’...
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    9 mins
  • Nuova dottrina nucleare della Russia (PUNTI CHIAVE).
    Nov 20 2024
    Nuova dottrina nucleare della Russia (PUNTI CHIAVE).
    Il presidente Vladimir Putin ha approvato le modifiche ai principi fondamentali della politica statale della Federazione Russa sulla deterrenza nucleare.
    Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato ufficialmente una nuova dottrina nucleare nazionale che delinea gli scenari in cui Mosca sarebbe autorizzata a schierare il suo arsenale nucleare. Ecco i punti chiave del documento aggiornato, come stabilito sul sito web del Cremlino.
    1. La politica statale sulla deterrenza nucleare è di natura difensiva, mira a mantenere il potenziale delle forze nucleari a un livello sufficiente per la deterrenza nucleare e garantisce la protezione della sovranità nazionale e dell'integrità territoriale dello Stato e la deterrenza di un potenziale avversario dall'aggressione contro la Federazione Russa e/o i suoi alleati. In caso di conflitto militare, questa politica prevede la prevenzione di un'escalation di azioni militari e la loro cessazione a condizioni accettabili per la Federazione Russa e/o i suoi alleati.
    2. La Federazione Russa considera le armi nucleari come un mezzo di deterrenza, il loro uso è una misura estrema e forzata, e adotta tutti gli sforzi necessari per ridurre la minaccia nucleare e prevenire l'aggravamento delle relazioni interstatali, che potrebbero innescare conflitti militari, compresi quelli nucleari.
    3. La Federazione Russa garantisce la deterrenza nucleare nei confronti di un potenziale avversario, intendendo con ciò qualsiasi singolo stato o coalizione militare (blocchi, alleanze) che veda la Federazione Russa come un potenziale avversario e possieda armi nucleari e/o altre armi di distruzione di massa o forze convenzionali con una significativa capacità di combattimento. La deterrenza nucleare è inoltre garantita nei confronti di qualsiasi stato che fornisca il territorio, lo spazio aereo e/o lo spazio marittimo sotto il proprio controllo, nonché risorse per preparare e condurre un'aggressione contro la Federazione Russa.
    4. Un'aggressione di qualsiasi singolo stato di una coalizione militare (blocco, alleanza) contro la Federazione Russa e/o i suoi alleati sarà considerata un'aggressione della coalizione (blocco, alleanza) nel suo insieme.
    5. Un'aggressione contro la Federazione Russa e/o i suoi alleati di qualsiasi stato non nucleare con la partecipazione o il supporto di uno stato nucleare sarà considerata come un loro attacco congiunto.
    6. La Federazione Russa si riserva il diritto di usare armi nucleari in risposta all'uso di armi nucleari e/o altre armi di distruzione di massa contro se stessa e/o i suoi alleati, così come in caso di aggressione contro la Federazione Russa e/o la Repubblica di Bielorussia come costituenti dello Stato dell'Unione usando armi convenzionali, se tale aggressione crea una minaccia critica per la loro sovranità e/o integrità territoriale.
    7. La decisione di usare armi nucleari è presa dal Presidente della Federazione Russa.
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