Episodios

  • Ibrahimovic: “Datemi la palla che faccio gol”
    Dec 21 2023
    Figlio di due genitori separati, uno che gli rubava la paghetta fornita dallo Stato svedese, il papà, e la madre che si faceva in 4 per dargli da mangiare. A lui non mancava niente, se lo procurava da solo. Quello che gli mancava lo rubava perché era stufo di sentirsi preso in giro dai compagni di scuola.
    La svolta è capitata proprio grazie a quel Select, quel pallone che in modo indiretto lo ha portato via dalla strada. Anche il suo storico procuratore Mino Raiola non è stato da meno.
    E poi la moglie, Helena, ha fatto la sua parte.
    Lui stesso ha definito Helena e Mino le persone più importanti della sua vita.
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    6 m
  • Johan Cruijff: Il calcio totale
    Nov 21 2023
    Da giocatore ho imparato che sono quattro le mansioni al centro di tutto:curare il manto erboso, tenere in ordine gli spogliatoi, pulire le scarpe, sistemare le reti. Ogni altra cosa - abilità e velocità, tecnica e gol - viene dopo. Questa è la mia filosofia del calcio e della vita. Ho messo questo mio impegno in ogni mia attività: nel calcio totale, nella mia famiglia e nella Cruyff Foundation. Ho sempre guardato all'avvenire con l'intento di migliorare. Ho sempre vissuto con l’obiettivo di migliorare, me stesso e gli altri. E ho perseguito questo impegno in ogni mia azione.

    "La tecnica nel calcio non è palleggiare tenendo su la palla per mille volte. Tutti lo possono imparare con la pratica e poi andare a lavorare al circo. La tecnica è passare il pallone a un tocco, con la giusta velocità, sul piede preferito del compagno di squadra". - Johan Cruijff
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    8 m
  • Messi: la cura della crescita
    Nov 7 2023
    La licenza di sognare non è concessa a nessuno perché il resto è storia dei giorni nostri.
    L’unico sogno lo lasciamo ai Rosarini e a Messi. Quello di vederlo giocare allo stadio Marcelo Bielsa con la casacchina rossa e nera, così come la prima indossata all’età di 5 anni, grazie alla nonna scomparsa a cui Leo dedica ogni esultanza con le braccia in alto indicando il cielo.
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    8 m
  • Bielsa visto con gli occhi di Guardiola e De Zerbi
    Oct 24 2023
    «lo avrei pagato per farmi allenare da un uomo così. Però giustamente porto il mio numero dieci anche nel mio modo di allenare, per questo ti dicevo prima che ho un'altra idea. L'esercitazione più di tre volte uguale mi stufa, la cambio sempre, anche in base al tipo di squadra, i giocatori io non penso si debbano muovere a livello scientifico. Io sono una persona che vive nell'ordine, mi piace che le mie squadre lo siano sempre, che ci sia simmetria, geometria nelle giocate, però ricerco dentro a tutto ciò la fantasia, quasi la esigo. Non ci deve sempre essere lo stesso ritmo, anzi deve esserci un continuo cambio di ritmo, in base a diversi fattori. Non si deve per forza andare dritto per dritto, si deve leggere la situazione e infatti, come altri, cerco di spiegarla al giocatore. Gliela mostro, poi certo in partita deve riconoscere quando e se fare una determinata scelta. Alleno alla scelta. Bielsa va più sul metodo, per lui passa attraverso la ripetitività del gesto la comprensione, l'assorbimento del concetto. Lo fai, lo fai, lo fai: apprendi. Anche di questo abbiamo parlato, in quei giorni in Francia. Penso che la maggior parte degli allenatori, in fondo, siano degli artisti a tutti gli effetti, perché esprimono se stessi, nel far giocare in un certo modo o in un altro la propria squadra.»
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    8 m
  • Faustino Asprilla: le donne, le risse e la morte sventata
    Jul 24 2023
    Faustino Asprilla: Le 10 cose che non sai su Asprilla.

    Il Napoli è una squadra che mi piace. Osimhen è davvero bravo. Se è più bravo di me? Attenzione perché partono le querele... Vi ricordo che io ho giocato in Serie A quando c’erano Van Basten, Gullit, Baresi, Maldini, Del Piero, Roberto Baggio... Devo andare avanti? Io, per fare gol, dovevo superare gente come Baresi, Costacurta, Vierchowod. E qualche volta me li sono pure bevuti. Adesso chi sono i difensori? Contro chi gioca Osimhen? Non esiste paragone tra il calcio di oggi e quello in cui ho giocato io. Chi mi piace? Leao ha dei numeri, ma deve essere più concreto. Se salti due uomini, poi devi fare gol. Non mi basta un cross e un passaggino in mezzo all’area. Lautaro è bravo, però non ha un centesimo della classe di Crespo o di Balbo, tanto per citare due miei ex compagni di squadra. E Lukaku è tutto muscoli, tutta forza: ma il calcio è libertà, è fantasia, è invenzione”.
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    9 m
  • Cassano: un talento con il vizio delle auto
    Jul 4 2023
    Un giocatore che alle regole era allergico. Ricorda poco di quella sera, ma la tv gli è stata d’aiuto, il cartellino giallo lo aveva letteralmente cancellato dalla memoria, ma la richiesta fatta al rientro negli spogliatoi al presidente Matarrese, quella se la ricorda ancora ora:

    «Preside', guadagno due milioni e settecentomila lire al mese, il minimo contrattuale, mi dia l'aumento che non c'ho una lira...». Lui mi disse: «Tranquillo». Ma ovviamente non arrivò nulla, se non una Golf nera che è ancora parcheggiata nel suo giardino. Ma prima della golf come girava per le strade di Bari?
    Con un Booster 50 color bordeaux Acquistato con il primo stipendio Al minimo contrattuale. “A sedici anni del resto quasi tre milioni al mese erano comunque una cifra che obbligava a farti un regalo e io presi lui.”
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    11 m
  • Mourinho dei record e non per trofei vinti
    Jun 6 2023
    Era il Porto di Postiga, Costinha, Deco, Dmitri Alenichev e Ricardo Carvalho. Era il 23 gennaio del 2002 e viene presentato come nuovo allenatore del Porto che non vinceva la Liga portoghese da tre anni. Al suo arrivo, la squadra, viaggiava al limite per la qualificazione alle Coppe Europee. Nonostante questo, lanciò una bomba durante la sua presentazione: «Non ho il minimo dubbio che il prossimo anno saremo campioni». Disputò 15 partite (undici vittorie, due pareggi, due sconfitte) Chiudendo il campionato al terzo posto. Ma l'anno successivo, come aveva «previsto» il Porto vinse il campionato. Il 4 maggio 2021 sceglie la Roma, il 25 maggio 2022, porta nella capitale il primo trofeo europeo dopo 95 anni. I suoi tituli, non lasciano spazio alle chiacchiere, le sue parole, si.
    Alcuni si nascondono dietro la panchina, lui invece la scavalca.
    Dal miracolo Porto, alla rinascita della Città Eterna, l'Imperatore della panchina ha un solo nome,
    Josè Mourinho.
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    12 m
  • Zampagna e il rifiuto al Paris Saint Germain
    May 23 2023
    "Quando ero all’Atalanta mi cercarono il PSG, il Fulham e il Monaco. Ma Bergamo era la mia seconda casa, non potevo andare via. La ciliegina sulla torta sarebbe stata la maglia azzurra…peccato! Non mi manca aver giocato in una big.

    «Quando mi hanno detto “Sarai un giocatore della Ternana”, mi sono venuti i brividi. Sono andato sotto la curva per togliermi la maglia. Guardo tra i tifosi per vedere chi conoscevo, e sapevo tutti chi erano. Ad un certo punto, vedo mio cugino che piange».

    "All’esordio contro la Roma a tu per tu col portiere provai il pallonetto. Avevo 3/4 opzioni, il pallonetto era l’ultima cosa da considerare. Ma lo feci per pazzia. Se avessi sbagliato mi avrebbero linciato”
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    7 m
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