• ٢٥ Polmonite, parte tre
    Nov 23 2024

    La prima notte in ospedale s'è poi rivelata durissima. Nel pomeriggio avevo mangiato dei wafer al cioccolato fondente presi a una macchinetta durante l'attesa coi miei genitori, e meno male, perché durante la prima serata e la prima nottata in pronto soccorso, non ci sarebbe stata nessun altra occasione per mangiare qualcos'altro. Subito dopo aver messo il camice, cominciano a venire da me una successione di infermieri e di medici, e anche due rianimatrici pronte a spiegarmi che sarebbe servito applicarmi un'arteria artificiale al polso, perché i prelievi dall'arteria sarebbero diventati subito dopo molto frequenti. Quindi dopo due accessi venosi, mi viene installato questo nuovo marchingegno al polso, con l'aiuto di un'anestesia locale, e un bel po' di lavoro. Tengo i denti stretti, anche se qualche dolore si stesse sentendo lo stesso, poi le due rianimatrici mi dicono che gli è necessario mettermi due punti per rendere ben stabile l'arteria artificiale, resisto con pazienza ancora un po' e il lavoro è fatto. Le rianimatrici si complimentano con me, dicendo avessi avuto molta pazienza e fossi stata molto ferma e collaborativa, visto che si trattasse di un'operazione delicata e un po' fastidiosa. Nel mentre avevo ancora l'ossigeno attaccato al naso, delle infermiere mi avevano fatto dei prelievi venosi a tradimento su un braccio, e sull'altro avevano avviato una flebo per idratarmi bene durante tutto quello che sarebbe avvenuto per tutta la notte, di lì a poco. Le stesse rianimatrici mi introducono a un nuovo marchingegno, la cosiddetta maschera a pressione CPAP, che a differenza delle piccole cannucce che stavo fin lì indossando, che portano solo l'ossigeno al naso agganciandosi sopra alle orecchie – poi ho scoperto si chiamassero "occhialini" –, prevedeva, in aggiunta all'ossigeno, l'uso della pressione per facilitare il riempimento dei polmoni e l'innalzamento della saturazione. Ma allora, non potendo più abbandonare il letto a causa della flebo, e di questa maschera che mi stavano per attaccare, un'infermiera è arrivata per farmi indossare un bellissimo pannolone, che mi sarebbe servito per urinare durante tutte quelle ore legata al letto. Sul momento ho pensato di non essere capace di farmela addosso, mi sembrava ridicolo, ma ben presto dovetti abituarmici, e non risultò nemmeno difficile, poiché si trattasse dell'unica possibilità di fare pipì. La maschera CPAP, misura M, mi stava bene all'inizio, premeva il giusto, e coprendomi l'intera faccia, aderente, insisteva a farmi respirare per bene l'ossigeno, ma mai avrei pensato di doverla tenere per tutte quelle ore! Gli infermieri avevano parlato di alcune pause che avrei fatto dall'indossare questa maschera, ma erano stati vaghi per non farmelo pesare fin da subito. Per tutta la notte ho tenuto la maschera CPAP, e spesso mi veniva fatto un prelievo arterioso chiamato "emogas"; la desiderata pausa è arrivata solamente la mattina dopo, quando frastornata da un'altra notte senza dormire, piena di cose nuove e fastidiose, sono riuscita a bere un tè caldo e a mangiare qualche biscotto bianchissimo, zuccherato, "uccidi glicemia", come i wafer del pomeriggio prima, che però in quel caso erano ben accetti e non avrei mai potuto rifiutarli. Il ricovero era iniziato attorno alle 19 del 25 settembre, e già in quella mattina del 26 settembre si capiva che sarebbe stato ancora lungo e tortuoso, e che dovessi tenere duro. La maschera CPAP mi aveva già stretto troppo nella parte alta della testa e sul volto, ma dopo la breve colazione, di enorme sollievo, in cui però stavo già desaturando, quella mattina è tornata sul mio volto per altre ore, dopo le 10 interminabili ore consecutive in cui l'avevo dovuta tenere durante la notte. Il bello doveva ancora venire, a volte è strano cos'ha in mente per noi la nostra sorte.


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    5 mins
  • ٢٤ Polmonite, parte due
    Nov 15 2024

    Non avendo idea di cosa mi stesse davvero succedendo, mi riposo un altro giorno. Domenica 15 settembre, però, comincio a non sopportare più quel tipo strano di malanni, la febbre era già arrivata a 39.6 °C, troppo, così nel pomeriggio decido di chiamare la guardia medica attiva nel fine settimana, per orientarmi e capire cosa diavolo stessi avendo. Dopo aver spiegato accuratamente la mia situazione, la dottoressa di turno mi consiglia caldamente di passare da lei per una visita, non ci penso a lungo, i miei genitori mi ci portano in macchina, entriamo. Anche nel corto vialetto da percorrere per arrivare allo studio medico mi tremano le gambe, mi gira la testa, mi sento debole. La dottoressa mi misura la saturazione, risulta 93, è molto bassa, poi valuta negativamente la mia respirazione e mi diagnostica un "inizio di bronchite che non deve diventare polmonite", così mi prescrive un antibiotico da prendere per una settimana, e poi il cortisone, i fermenti lattici, il paracetamolo per non fare andare la febbre sopra i 38 °C, e i fumenti. Seguo tutto alla lettera giorno per giorno, ma ai sintomi, in poco, si era aggiunta anche una tosse molesta, che mi faceva tirare fuori ogni giorno, e ogni notte, un'enorme quantità di catarro: mai avrei creduto possibile qualcosa del genere. Il risultato è che mi sento sempre più debole, mi viene l'affanno ogni volta che ho una crisi di tosse, di notte dormo malissimo, solo da seduta, con parecchie pause per tossire: è proprio la notte a diventare l'incubo più grande, sto meno peggio di giorno. Sabato 21 settembre dico basta, chiamo nuovamente la guardia medica, mi reco accompagnata da mia mamma, una nuova dottoressa di turno mi visita, mi consiglia di presentarmi in pronto soccorso per una lastra, visto che la saturazione continuava a essere 93, la respirazione risultava molto compromessa, e l'antibiotico non stava funzionando. I miei genitori mi portano in pronto soccorso, e dopo sette ore di permanenza tra prelievi, visite, e soprattutto attesa, vengo rimandata a casa con una diagnosi di polmonite, localizzata principalmente a destra, e un nuovo antibiotico, stavolta non per bocca ma intramuscolare. Coi miei genitori cerchiamo di contattare subito un'amica che sa fare le iniezioni di questo nuovo antibiotico, e comincio subito a farmelo somministrare da lei. Si chiama Rosa, abita nella scala affianco, di mattina mi fa una bella punturina dolorosa nella chiappa sinistra, di sera in quella destra, ogni volta cerco di massaggiare la parte per non renderla più dolorante di quanto non fosse già dopo ogni puntura. Passano 4 giorni, ma nemmeno dopo 8 punture sto meglio, Rosa di volta in volta continua a chiedermi se va meglio, ma io continuo a rispondere che purtroppo va sempre peggio. Continuavo a tossire e buttare fuori tantissima roba di giorno e di notte, non dormivo niente, e i muscoli attorno alla cassa toracica cominciavano a essere distrutti, soprattutto nella parte destra. Il culmine arriva nella notte del 24 settembre, in cui mi viene un forte dolore sotto alla parte sinistra del seno, è del tutto nuovo, visto che la parte sinistra, fino a lì, era stata, tra le due, quella un po' meno devastata dell'intera faccenda. In quel punto, a sinistra, sembrava un dolore pre-mortem, lo giuro, sembrava come se mi stesse scoppiando il cuore. Allora la mattina dopo, il 25 settembre, mi reco dalla mia dottoressa di base disperata, mi visita e mi compila una ricetta per farmi ricoverare direttamente in ospedale. Torno a casa, mi faccio un bagno caldo, mi sistemo, mangio molto poco visto che sto veramente male, e poi i miei genitori mi portano per la seconda volta in pronto soccorso, ma questa volta con l'intento di lasciarmi lì. Dopo molte ore di attesa, in cui ancora rimangono con me per farmi compagnia, vengo portata d'urgenza all'interno, mi viene fatta una tac che risulta disastrosa, mi viene diagnosticata una polmonite bilaterale veramente poco carina; i miei genitori, dopo aver sentito i medici, cominciano a preoccuparsi davvero, e anche io lo faccio, in poco mi mettono attaccata all'ossigeno, mi denudano, mi mettono il camice, e la sera del 25 settembre comincia così la mia avventura ospedaliera, che ha già il sapore di un incubo.


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    6 mins
  • ٢٣ Polmonite, parte uno
    Nov 8 2024

    Fin da piccolissima pratico con costanza tanti sport, e spesso, vivo dei periodi in cui mi sento nel massimo della forma. L'inizio di settembre ha rappresentato uno di quei periodi, mi sentivo benissimo, ma di lì a poco avrei dovuto affrontare una delle esperienze più brutte della mia vita. L'11 settembre sono andata al PoliMi per l'ultimo esame, sui mezzi pubblici e nell'aula dell'esame c'era tanta gente come al solito; inoltre l'aria condizionata era accesa, visto che faceva ancora caldo. Non indossavo più la mascherina FFP2 da maggio, tutti gli altri da molto prima: non ce l'avevo nemmeno quel giorno, nessuno ce l'aveva. Il giorno prima e il giorno dopo dell'esame mi ero allenata; attorno a un esame, è ancor più fondamentale per me fare sport, per mantenere un equilibrio perfetto tra calma mentale e rilassamento fisico. Ma la mattina del 13 settembre comincio a sentire dei dolori nella parte centrale, destra, della schiena; penso sia solo un po' di tensione a livello muscolare, e che riposando e sciogliendo la parte si possa risolvere facilmente. Nello stesso giorno, di pomeriggio, faccio la visita medico sportiva agonistica, che mi avrebbe permesso di iniziare a nuotare, nella squadra master di nuoto, da lunedì 16 settembre in poi. Appena uscita dalla visita, superata comunque brillantemente, nonostante lo storico gradone cattivissimo da salire e scendere a ritmo sostenuto tantissime volte, sento uno strano dolore nella zona dello sterno, mi dico che sarà la stanchezza, tuttavia comincio a interrogarmi per capire se prima d'ora, avessi mai avuto un dolore simile: non l'avevo mai avuto. Allora torno a casa a piedi, mi risistemo, e poi raggiungo Mario tramite un autobus. Una volta arrivata da lui sento ancora gli stessi dolori, gli dico semmai di camminare più lentamente per quella volta, e poi di sederci un po' al sole. Non essendo troppo forti non do molta importanza a quei dolori, io e Mario stiamo insieme praticamente come sempre, e infine torno a casa. Ma il giorno dopo, il 14 settembre, mi sveglio e i dolori erano diventati fortissimi, si concentravano soprattutto come ho già detto, nella parte centrale, destra, della schiena. Trovandomi a casa da sola – perché i miei genitori sarebbero rientrati in serata dopo un lungo periodo al mare –, e stando molto male, mi sento di chiamare Mario per farmi fare dei massaggi sulla schiena, ma niente migliora. Allora misuro la febbre, ho 38.9 ºC; me la sentivo leggermente anche dalla sera prima ma non l'avevo ancora misurata: la situazione era già peggiorata.


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    4 mins
  • ٢٢ Singolari passatempi di bambini e cagnolini
    Nov 1 2024

    Al mare, d'estate si trova di tutto, ma mai avrei pensato di ritrovarmi in questa situazione imbarazzante. Per fare il bagno in questo posto è consigliabile recarsi al piccolo molo con la scaletta, scendere dagli scogli è più scomodo. Allora faccio il bagno qualche volta, lasciando le ciabatte sul molo, tuffandomi dallo stesso, risalendo dalla scaletta e recuperando le ciabatte prima di andare a rimettermi a leggere e a prendere il sole. Tuttavia dopo l'ennesimo bagno, non ritrovo più le mie ciabatte sul molo, mi viene da ridere perché se le hanno rubate non valevano davvero niente, erano vecchie, ma subito dopo, guardandomi intorno, vedo che le ha prese un bambino, per saltare da uno scoglio all'altro, con una destrezza per me irraggiungibile. Gli urlo di ridarmi le ciabatte, ma non mi sente, allora arriva la madre, che me le ridà e mi dice: «è autistico, non riesco a trattenerlo scusami, gli piace prendere le ciabatte degli altri per provarle sugli scogli», e io rispondo: «tranquilla non è niente». Ho più potuto fare un bagno senza che il bambino rubaciabatte me le prendesse? No.


    Al mare, d'estate si trova di tutto, compresi cagnolini più o meno giovani che si buttano nelle attività più disparate. A partire dal bagnetto alla "bau beach", fino ad arrivare al SUP a noleggio col padrone, non si fanno mancare niente. Però non avevo mai trovato un bassottino marrone così costante prima d'ora. Ogni mattina il padrone lo porta sugli scogli, e precisamente vicino a una parte interrata che fa rimanere imprigionata l'acqua, acqua che in base alle onde periodicamente si rinnova. Al bassottino piace così tanto questo piccolo bacino d'acqua da starci immerso ogni mattina, e non per poco! Per ore questo cagnolino rimane a zampettare nell'acqua, e scodinzola, e scodinzola ancora, guardando i riflessi del sole disperdersi nell'acqua. I riflessi lo fanno impazzire di gioia, lui cammina in tondo e continua a scodinzolare come un matto all'inseguimento dei riflessi di luce. La verità è che tutti lo stanno a guardare, perché fa tenerezza e mette un po' di timore: non si guasterà la vista a breve?


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    3 mins
  • ٢١ I carrelli della spesa, le due coppie di cagnolini
    Oct 25 2024

    Spesso, quando vado a correre, trovo carrelli dell'Esselunga abbandonati ovunque, anche molto distanti dal supermercato in questione. È diventato un gioco avvistarli, avvicinarmici ancora correndo, e riportarli a posto – ovviamente spingendoli correndo –, oppure no. La scelta di riportarli a posto, come intuirete, deriva da qualcosa di scontato: se posso intascarmi la moneta che contengono lo faccio, altrimenti no. Dopo aver trovato un carrello, già da lontano cerco di capire se contiene una moneta, o un gettone di plastica, o proprio un bel niente; quest'ultima possibilità non mi era mai sembrata valida... e invece! Allora un giorno trovo un carrello davanti a una delle varie scale di un palazzo, in quel momento esce un vecchio, che senza nemmeno perdere un attimo, vedendomi vicino al carrello, mi dice: «Signorina, non si lasciano i carrelli in giro!», allora io rispondo: «In verità io di solito mi metto a riportarli tutti a posto, ma caro signore, questo non ha nemmeno la classica moneta dentro, lo riporti pure lei, insisto!».


    Spesso, quando vado a correre, incrocio questo signore timido e silenzioso, ma dal viso simpatico, coi suoi due Pechinesi legati allo stesso guinzaglio, uno marroncino, e uno grigio. Mi fanno sempre sorridere perché quello grigio, visibilmente più vecchio, si fa sempre trascinare, trainare, da quello marroncino. Però un giorno, percorrendo gli ultimi metri della mia corsa, mi sono imbattuta in un evento inaspettato: i cagnolini sembravano essersi moltiplicati, da una parte c'era il solito signore coi suoi due Pechinesi, e da un'altra parte, ben distante dalla prima, c'era una signora con altri due Pechinesi sempre legati in coppia allo stesso guinzaglio. Avevo già visto quella signora altre volte, pensando portasse a spasso gli stessi cagnolini del signore... Insomma, o ci stavo vedendo doppio, o non ci avevo ancora capito niente fino a lì! La seconda, perché poi chiedendo al signore spiegazioni, mi ha detto che quella signora è sua figlia, che anche lei ha due Pechinesi e li porta a passeggio in quella stessa zona, legati allo stesso guinzaglio, in coppia.


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    3 mins
  • ٢٠ Introduzione, terza stagione ☾
    Oct 18 2024

    Un proverbio tedesco dice, "La terza volta è quella buona", e noi siamo arrivati alla terza stagione di "Le Mille e una Novella"... si tratta di una buona novella! Ho tanto da raccontare, è sempre più grande questa mia necessità di immortalare il mio destino tramite le parole. E devo ammettere che questo destino è spesso crudele, ultimamente mi ha portato tante sfortune, un dito fratturato per surfare, una polmonite bilaterale giusto perché stavo di nuovo benissimo, ero felice, e non era possibile... Voglio nuotare, correre e vivere ancora pienamente, si può? Sì, lo chiedo a te, destino insolente, vuoi smettere di infierire? Già la vita è difficile, soprattutto se scegli sempre di dare tutto, di superarti in ogni occasione, di donarti e di non risparmiarti mai con le persone. Ti ci metti pure tu, con questi sgambetti, con questi schiaffi gratuiti?


    La terza volta è quella buona, lo sento. Questo podcast stavolta riceverà una stagione più evoluta e consapevole, più bella, banalmente. E se anche Briciola, la mia cagnolina, è venuta a mancare qualche mese fa, e mi manca da morire, tutti coloro che dall'alto, dal basso, da lontano o da vicino, ascolteranno le mie storie, mi riempiranno il cuore di entusiasmo. Un giorno "Le Mille e una Novella" conoscerà più persone e luoghi, deve ancora crescere, esplorare la sua individualità, innalzare la sua anima lavorando sulla sua interiorità. Sembra avere buoni progetti, puri intenti, e quindi non restano molti altri dettagli. Le puntate di questa terza stagione verranno create come sempre di volta in volta, seguendo il flusso degli eventi e riesumando sul momento preziosi ricordi, e verranno pubblicate ogni venerdì alle ore 19:00, fino al 20 dicembre 2024. A presto, un abbraccio.


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    3 mins
  • ١٩ Il finalessandra
    Nov 24 2023

    È tornata, proprio in tempo per il finale: in realtà non se n'era mai andata. Come faccio a perdonarla ogni volta non lo sa più nessuno, nemmeno lei. Si vergogna per avermi succhiato il sangue, si vergogna di tutto. Non ho ancora scoperto se sa andare in bicicletta, di sicuro non sa sciare, invece io tra poco riandrò a sciare. Di chi sto parlando? C'è scritto nel titolo. So che non si capisce niente lo stesso, l'ascoltatore deve perdonarmi, sono un po' su di giri, è tornata, lei è tornata. Ardnassela, (h)ard nas se la. No, il suo nome al contrario non vuol dire molto, un NAS di hard disk se la... svigna! Sto dando i numeri, anzi i byte. La aspettavo, da tanto, non arrivava mai, non la volevo mai, e poi mi è passata affianco e ho capito che è tornata. Ieri sera ho rivisto il film che le avevo regalato per ultimo, quello con la A; sul biglietto le avevo scritto mi manchi. Mi manchi. Quando le cose smettono ci mancano, ma quando fanno male non le vorremmo mai più. La curiosità adesso è immensa, la riabbraccerò davvero? Sì.


    Non ha molto senso parlare ancora, ho finito, ho finito per stavolta. Lascerei parlare il cuore, il cuore non parla. Cioè il cuore batte, forte, e quando penso a lei ancora più forte. Spero non mi vada più contro, ma piuttosto mi aiuti. Mi aiuti a continuare questo falò interno meraviglioso, in cui le persone si aiutano. Senza l'aiuto il cuore resta gelido, senza falò, senza persone. Le persone aiutano le persone. Sì, direi che questa canzone bellissima chiuderà questa stagione. Alla prossima stagione.


    [In coda "People Help the People" di Birdy]


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  • ١٨ Sgombri che sgombrano
    Nov 17 2023

    Ci sono quelle spese al supermercato piene di roba, bisogna sempre mangiare del resto. Sono moglie e marito, faranno presto; una figlia e una cagnetta, cioè una seconda figlia, sono a casa ad aspettare. La cagnetta piagnucola: sa che i padroni presto dovranno tornare con la pappa. Un po' di coccole alla cagnetta, un po' di letture per la figlia, e poi tornano i padroni, la cagnetta è contenta, ma anche la figlia, c'è il pollo arrosto per stasera, e per la settimana il pesce, il formaggio, la verdura fresca, la frutta nuova. Mamma e figlia mettono tutto nel frigorifero, ora è bello pieno di roba. La mamma però non trova più uno sgombro dei tre, cioè una confezione di sgombri delle tre acquistate sembra mancare all'appello.


    Moglie e marito allora tornano alla macchina per vedere se qualche sgombro è rimasto lì, ma niente, allora tornano al supermercato, andando alla cassa che avevano usato, per chiedere se qualcuno per caso avesse trovato degli sgombri solitari, smarriti, ma niente. Allora la cassiera dice "la signora è affamata, le manca uno sgombro fresco... vada a prendere uno sgombro freschissimo signora, cioè la confezione che ha perso, e ritorni qui". Allora la moglie va al banco del pesce e prende uno sgombro, ripassa dalla cassiera, ringrazia, e col marito ritorna a casa. A casa scopre di aver preso una confezione di aringhe questa seconda volta, nella fretta si è pure confusa... Ma la storia non finisce qui, nel mettere le nuove arrivate nel frigorifero scopre che gli sgombri non avevano sgombrato misteriosamente, bensì erano rimasti tra due confezioni di carne, e nel dividere carne e pesce non si era accorta fossero finiti lì! A cena la storia viene raccontata alla figlia, e così il marito, la moglie, la figlia, e la cagnetta ridono, degli sgombri che sgombrano o anzi no, che si trasformano in aringhe. E tutti vissero felici e contenti, con una confezione di aringhe in più, che il marito tutto felice l'indomani prepara insieme alle seppie, da pulire dal loro nero. Le seppie pulite, insieme alle aringhe, infine compongono una frittura di pesce spettacolare. La figlia racconta la storia, è regolare.


    [Una storia vera]


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    3 mins