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  • 09. Cos’è il futuro
    Nov 10 2021
    L’expo di Osaka 1970 lascia una grande lezione: con un gesto ad altissima caratura simbolica si realizzano due ‘capsule del tempo’ da seppellire a memoria dell’altissimo grado di evoluzione tecnologica raggiunto dalla civiltà umana (e dal mondo nipponico in particolare!) in quel tempo, che pare proiettato nel futuro. Ma, a rivedere la maggior parte di quei 2098 oggetti, ciò che pareva d’avanguardia allora risulta ora terribilmente obsoleto. Cos’è davvero il futuro? Che senso ha inseguire affannosamente le novità della tecnologia? Forse per guardare davvero avanti dobbiamo voltarci indietro a rimetterci in equilibrio con l’ecosistema che ci circonda. Lo suggerisce un’expo ancora giapponese, Aichi 2005, il cui tema è appunto “La saggezza della natura”. Un tema che risuona nella cultura nipponica in mille forme: una, importantissima, sono i manga, che hanno una storia secolare alle spalle. Grandi capolavori del mondo dei cartoon ce lo raccontano ormai da decenni. A ben guardarli ritroviamo in essi lo scopo stesso delle Esposizioni Universali tutte: testimoniare il genio umano e il gusto dei grandi maestri della nostra cultura.
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  • 08. Novità esplosive
    Nov 10 2021
    Quando, dopo il conflitto, si torna a tessere la trama delle Esposizioni, siamo a Bruxelles ed è il 1958. Piena era post-atomica: l’atomo è presente ovunque, simbolo dell’enorme potere della scienza umana e spettro terrorizzante che incombe sul futuro di un’umanità spaccata in due dalle raggelanti logiche della Guerra Fredda. L’emblema di quell’evento, l’Atomium, è un monumento che rappresenta un atomo del ferro ingrandito 150 miliardi di volte, alto più di 100 metri: il significato non è abbastanza chiaro?
    Sarà esplosiva, per ben altri motivi, anche l’expo successiva: Montreal 1967. Anni ’60, anni di rivoluzione giovanile, anni di cambiamenti travolgenti, anche in piccoli grandi dettagli: quando le hostess del padiglione inglese si presentano sorprendentemente in minigonna, scoppia una vera bomba nel mondo della moda e del comune senso del pudore. Il mondo sta cambiando.
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  • 07. L’Expo che non c’è
    Nov 10 2021
    Nel 1942 ancora l’Italia avrebbe dovuto essere protagonista, con un’Esposizione Universale organizzata a Roma come risposta fascista alle Olimpiadi grandiosamente allestite dalla Germania nazista a Berlino nel 1936. Avrebbe anche dovuto essere l’occasione per riprogettare una parte della capitale: ci si inizia a lavorare prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e – illogicamente – si continua a farlo ancora in pieno conflitto, quando oramai è evidente che l’Expo non potrà aver luogo. I segni rimangono tuttora visibili nel tessuto urbanistico della capitale e sono un invito a ripensare, con serenità ed equilibrio, all’eredità lasciataci dal Ventennio.
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  • 06. Un’Expo incendiaria e una ballerina di fuoco
    Nov 10 2021
    Nel 1906 l’Italia, con Milano, è protagonista dell’Expo: ma quella eccezionale prima volta è segnata da un incidente che sfiora la tragedia e conserva ombre di mistero. Un incendio divampa nei padiglioni: colpevole carenza di sorveglianza? Dolo? Le ipotesi si rincorrono. I danni sembrano irrimediabili, ma la proverbiale laboriosità meneghina mette riparo a tutto a tempo di record e l’Esposizione arriverà felicemente in porto.
    Anche l’expo di Barcellona 1929 va ricordata per un evento incendiario, ma di tutt’altra natura. Al padiglione spagnolo si esibisce una ballerina di flamenco sedicenne, geniale, avveniristica, tutta “fuoco e fiamme”. Sua Maestà Alfonso XIII resterà stregato dalla sua performance: lei si chiama Carmen Amaya e farà la storia della danza.
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  • 05. Cono o coppetta
    Nov 10 2021
    All’Esposizione di Saint Louis del 1904, tra i primi frigoriferi e l’ultimo grande condottiero pellirosse (Geronimo) viene portata sulla scena del mondo anche un’invenzione destinata a trasformare il nostro rapporto con uno dei massimi piaceri gastronomici che il genio umano (soprattutto italiano) abbia mai creato: il gelato. Perché è lì che per la prima volta fa la propria comparsa il cono di cialda: ma dietro a questa apparizione c’è un vero e proprio mistero. Chi lo ha inventato? Dove? E come? Un mistero fitto di implicazioni. E non ancora del tutto risolto.
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  • 04. La Tour Eiffel e il Liberty
    Nov 10 2021
    Le Esposizioni Universali lasciano segni imperituri nella storia. È il caso di Parigi 1889, dalla quale ereditiamo niente meno che la Tour Eiffel, un simbolo tra i più celebrati della modernità. E pensare che alla sua comparsa si grida alla profanazione e si proporrà addirittura di demolirla. La torre svettare comunque ancora sulla Parigi che torna ad ospitare l’Expo proprio al cambio di secolo: nel 1900. È lì che il fascinoso stile liberty trova la propria massima espressione attraverso geniali creazioni architettoniche destinate a imprimersi nella memoria di milioni e milioni di turisti: cattedrali? monumenti? No. Antri che conducono nel cuore della terra e nei meandri della nostra fantasia: gli ingressi della metropolitana!
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  • 03. E il mio nome era Buffalo Bill
    Nov 10 2021
    Una grande potenza in fieri sta facendo capolino nello scenario internazionale e l’Expo lo registra in tempo quasi reale: Philadelphia 1876 celebra il centenario della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America mettendo in mostra grandi novità come la macchina da scrivere, il telefono e… il ketchup! Ma il tratto più caratteristico degli statunitensi sta nella determinazione ad espandersi sempre oltre le frontiere. Così, l’epopea del lontano Ovest inizia da subito ad essere esportata in Europa: proprio attraverso le Esposizioni Universali. William Cody, alias Buffalo Bill, porta a Parigi 1889 (e poi anche a Milano 1906!) il proprio Wild West Show: e la sua storia è davvero troppo bella per perdersela.
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  • 02. Il Nazionalismo alla ribalta
    Nov 10 2021
    La Francia vuole prendersi la rivincita e organizza Parigi 1855: sono i tempi di Napoleone III e di una nuova ricerca di grandeur. Londra replica con l’Expo del 1862. Ma non si assiste a una semplice partita di ping-pong fra inglesi e francesi: di mezzo ci saranno anche la potentissima Prussia e la veneranda Austria. Ma nel 1862 si registra anche una bella novità: l’Italia è “stata fatta” e il made in Italy entra già splendidamente in scena: ci classifichiamo quarti per numero di riconoscimenti ottenuti. Niente male per degli outsider! È un successo fatto anche di politica lungimirante e di buona amministrazione: forse che a noi italiani basterebbe qualche minimo sforzo per compiere imprese straordinarie?
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