• All'uscita

  • Apr 15 2021
  • Length: 43 mins
  • Podcast

  • Summary

  • ALL'USCITA
    di Luigi Pirandello
    regia Clio Scira Saccà
    voci Oscar De Summa, Paola Tintinelli, Francesco Pennacchia
    con la partecipazione di Savino Paparella, Ilaria Marchianò e Chiara Callegari
    musica Bolero di Ravel

    a cura del Gruppo di Lavoro Artistico del Teatro Metastasio
    registrazione Domina s.a.s. / Andrea Benassai
    postproduzione Clio Scira Saccà e Andrea Benassai
    dal progetto L'arte invisibile. Radiodrammi, melo-radio e gallerie di varia umanità
    a cura di Rodolfo Sacchettini
    in collaborazione con Rete Toscana Classica


    All’uscita posteriore di un cimitero, in un paesaggio campestre, al crepuscolo, l’apparenza di un uomo grasso, morto da qualche tempo, viene sollecitata al dialogo dalla figura di un filosofo. Le due vane forme, uno, la ragione e l’altro, le ragioni dei sensi, si interrogano, ognuno a suo modo, sulla contrapposizione tra Vita e Forma, consapevolezza o piacere. Si inseguono immobili: il Filosofo osserva, ancora una volta, come l’infinità dell’essere si delimiti in forme sensibili pur di con-sistere e l’Uomo grasso si da pena per una vita non integralmente vissuta tra le cose, effimere ma tangibili, come il canto di un usignolo a maggio. I fantasmi aspettano, uno l’arrivo della moglie, l’altro di esercitare ancora la vanità del pensiero. La moglie, tradita traditrice, irrompe, accoltellata. Dalle viscere sgorga una risata troppo tragicamente consapevole e per questo inudibile. Alla fiera delle vacue vanità si aggiungono e contrappongono altre forme: un bambino con un unico desiderio e una famiglia di contadini composta da padre, madre, figlia e un asinello. La bambina, spettatrice come noi di un enigma insoluto, ci confessa di essere spaventata. Un mistero è un nodo inestricabile, fa paura ma è anche una tensione verso l’Oltre che si fa carne e scena. Il mistero scatena un movimento centripeto e zampilla dai silenzi, dalla persistente fame di vita di tutti i personaggi, da simboli apparentemente innocui che attraversano il palco dell’esistenza; una melagrana, un bastone, un asino, le ombre che ci fissano desiderose di narrarsi. L’ostinatezza della ragione interferisce con l’ascolto, innalzando un muro, grezzo e bianco, di fronte a ciò che vorremmo ardentemente sapere. Cosa è reale e cosa è un’illusione? Con quali strumenti sondare la notte di ciò che ancora non sappiamo? In tempi crepuscolari, quando la vista è annebbiata e satura di un carnevale di forme, bisogna affinare l’udito, ricominciare dal silenzio e dal sentire, tornare al sacco vuoto infinitamente pieno della nostra immaginazione e nutrirla.
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